Senza un’offerta chiara, il traffico non serve. Prima dei click, serve capire cosa si vende, a chi e perché dovrebbe interessare.
Cosa vendi davvero? Prima del traffico serve chiarezza

“Vorrei più persone sul sito.” È una frase che sento spesso. Una di quelle richieste che sembrano ovvie, ragionevoli, quasi automatiche. Hai un prodotto o un servizio, quindi vuoi visibilità. Più occhi, più click, più possibilità che qualcuno compri o si interessi.  Ma prima di tutto questo, c’è una domanda che arriva silenziosa, e che spesso nessuno vuole ascoltare: cosa vedranno quelle persone, una volta arrivate sul tuo sito? E ancora prima: è chiaro cosa stai offrendo? C’è chiarezza nel tuo sito?

Perché se non hai questa risposta, tutto il traffico del mondo non ti salverà.

La potenza (e la trappola) dei segmenti

Google Ads è uno strumento potentissimo. Non si limita a reagire alle ricerche delle persone. Oggi è in grado di anticiparle, di colpire in modo predittivo, grazie a ciò che chiamiamo segmenti di pubblico: insiemi di utenti definiti da comportamenti, abitudini, interessi, pattern.

Questo significa che, anche se il tuo cliente ideale non sta attivamente cercando il tuo servizio, puoi intercettarlo. Puoi mostrargli qualcosa che ha senso per lui, nel momento giusto.

Ma per farlo davvero bene, serve una condizione fondamentale: devi sapere con precisione a chi ti stai rivolgendo e cosa gli stai proponendo.
Se non lo sai, se stai solo sperando che il messaggio funzioni, Google può anche portarti davanti a migliaia di persone… ma saranno le persone sbagliate.

Parlare a tutti = non parlare a nessuno

Capita spesso: aziende con offerte ampie, tante linee di prodotto, mille servizi. Tutto potenzialmente utile, interessante, di valore. Ma senza una direzione.

“Vorremmo promuovere tutto.”
“Il nostro target è chiunque abbia bisogno.”
“Vogliamo parlare al maggior numero possibile di persone.”

Ecco, il punto è proprio questo: se provi a parlare a tutti, nessuno si sentirà chiamato davvero.

Serve uno sforzo, all’inizio. Non creativo, ma strategico.
Serve fermarsi e chiedersi:

  • Qual è l’offerta principale?
  • Qual è il problema che risolve?
  • Chi lo sente davvero, quel problema?
  • Come glielo posso spiegare nel modo più semplice possibile?

La regola del messaggio WhatsApp

Quando non è chiaro il messaggio da veicolare, propongo sempre lo stesso esercizio.
“Immagina di scrivere su WhatsApp a un amico. Tre righe. Dirette. Senza fronzoli. Come gli spiegheresti cosa stai vendendo?”

Non è un giochino. È un test.
Perché se non riesci a dirlo così, in modo semplice e immediato, allora non sei ancora pronto per promuoverti.
E non per colpa del prodotto o del servizio. Ma perché manca ancora quella chiarezza che ti consente di costruire una campagna che funzioni.

La pubblicità, quella vera, quella che funziona, non è un megafono. È un messaggio preciso, a una persona precisa, in un momento preciso.
E tutto parte da un’offerta ben definita, raccontata dal punto di vista di chi ascolta.

Il rischio del traffico inutile

Si può portare traffico. Si può anche portarne tanto. Ma se manca un’offerta chiara, quel traffico non converte. Non resta. Non costruisce nulla.
Lascia solo frustrazione. Lascia l’impressione che “Google non funziona”, quando in realtà non si è comunicato nel modo giusto.

Il cliente non compra un prodotto. Compra un beneficio, un miglioramento, una risposta a un bisogno.
E se quel beneficio non emerge nei primi istanti, se non è evidente, passa oltre.
Perché in quel momento non è motivato a fare lo sforzo di capirti.
Semplicemente, clicca altrove.

La domanda che fa la differenza

Ecco perché prima di pensare alla visibilità, agli annunci, al traffico, al budget, serve farsi una domanda:
Cosa vendo, davvero?
E subito dopo: A chi, e perché dovrebbe interessargli?

Se queste risposte sono chiare, allora si può costruire. Si può partire. Si può fare marketing.
Ma se non lo sono, qualsiasi attività pubblicitaria diventa solo un test costoso.

Un test che magari porterà anche qualche contatto. Ma non ti farà crescere davvero.

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